domenica 14 aprile 2013

Il mito della caverna

Si immaginino dei prigionieri che siano stati incatenati, fin dall'infanzia, nelle profondità di una caverna. Non solo le membra, ma anche testa e collo sono bloccati, in maniera che gli occhi dei malcapitati possano solo fissare il muro dinanzi a loro.
Si pensi, inoltre, che alle spalle dei prigionieri sia stato acceso un enorme fuoco e che, tra il fuoco ed i prigionieri, corra una strada rialzata. Lungo questa strada sia stato eretto un muricciolo, lungo il quale alcuni uomini portano forme di vari oggetti, animali, piante e persone. Le forme proietterebbero la propria ombra sul muro e questo attrarrebbe l'attenzione dei prigionieri. Se qualcuno degli uomini che trasportano queste forme parlasse, si formerebbe nella caverna un'eco che spingerebbe i prigionieri a pensare che questa voce provenga dalle ombre che vedono passare sul muro.
Mentre un personaggio esterno avrebbe un'idea completa della situazione, i prigionieri, non conoscendo cosa accada realmente alle proprie spalle e non avendo esperienza del mondo esterno (ricordando che sono incatenati fin dall'infanzia), sarebbero portati ad interpretare le ombre "parlanti" come oggetti, animali, piante e persone reali.
Si supponga che un prigioniero venga liberato dalle catene e sia costretto a rimanere in piedi, con la faccia rivolta verso l'uscita della caverna: in primo luogo, i suoi occhi sarebbero abbagliati dalla luce del sole ed egli proverebbe dolore. Inoltre, le forme portate dagli uomini lungo il muretto gli sembrerebbero meno reali delle ombre alle quali è abituato; persino se gli fossero mostrati quegli oggetti e gli fosse indicata la fonte di luce, il prigioniero rimarrebbe comunque dubbioso e, soffrendo nel fissare il fuoco, preferirebbe volgersi verso le ombre.
Allo stesso modo, se il malcapitato fosse costretto ad uscire dalla caverna e venisse esposto alla diretta luce del sole, rimarrebbe accecato e non riuscirebbe a vedere alcunché. Il prigioniero si troverebbe sicuramente a disagio e s'irriterebbe per essere stato trascinato a viva forza in quel luogo.
Volendo abituarsi alla nuova situazione, il prigioniero riuscirebbe inizialmente a distinguere soltanto le ombre delle persone e le loro immagini riflesse nell'acqua; solo con il passare del tempo potrebbe sostenere la luce e guardare gli oggetti stessi. Successivamente, egli potrebbe, di notte, volgere lo sguardo al cielo, ammirando i corpi celesti con maggior facilità che di giorno. Infine, il prigioniero liberato sarebbe capace di vedere il sole stesso, invece che il suo riflesso nell'acqua, e capirebbe che:
« è esso a produrre le stagioni e gli anni e a governare tutte le cose del mondo visibile e ad essere causa, in certo modo, di tutto quello che egli e suoi compagni vedevano. »
 Resosi conto della situazione, egli vorrebbe senza dubbio tornare nella caverna e liberare i suoi compagni, essendo felice del cambiamento e provando per loro un senso di pietà: il problema, però, sarebbe proprio quello di convincere gli altri prigionieri ad essere liberati. Infatti, dovendo riabituare gli occhi all'ombra, dovrebbe passare del tempo prima che il prigioniero liberato possa vedere distintamente anche nel fondo della caverna; durante questo periodo, molto probabilmente egli sarebbe oggetto di riso da parte dei prigionieri, in quanto sarebbe tornato dall'ascesa con "gli occhi rovinati". Inoltre, questa sua temporanea inabilità influirebbe negativamente sulla sua opera di convincimento e, anzi, potrebbe spingere gli altri prigionieri ad ucciderlo, se tentasse di liberarli e portarli verso la luce, in quanto, a loro dire, non varrebbe la pena di subire il dolore dell'accecamento e la fatica della salita per andare ad ammirare le cose da lui descritte.

Platone

Platone (Atene, 428 a.C. - Atene, 348 a.C. ) è stato un filosofo ateniese.Naque in una famiglia di aritocratici, suo padre Aristone vantava tra i suoi antenati l'ultimo re di Atene e la madre, Perittione, discendeva dal legislatore Solione. Nel 407 a.C.divenne allievo di Socrate e nel 364 c.a maestro di Aristotele, è famoso perchè è la fonte principale per conoscere le idee di Socrate, infatti ha trascritto la maggioranza dei suoi dialoghi. Ha scritto molte opere tra cui "L'apologia di Socrate" dove scrive lo svolgimento del processo a Socrate. Ma Platone non è famoso solo per aver raccontato i pensieri del suo maestro ma anche per aver inventato dei miti; uno di questi è il mito delle caverna, contenuto nel "La Repubblica" Questo libro ha come tema la giustizia, sebbene il testo contenga anche una moltitudine di altre teorie platoniche, come la dottrina delle idee, la concezione della filosofia come dialettica e il progetto di uno Stato ideale dominato da filosofi, gli unuìici aventi l'anima razionale.


 "Capii ben presto che i poeti componevano le loro opere non facendo uso del cervello ma per una certa disposizione naturale, per una sorta di ispirazione, come gli indovini e i profeti. Anche costoro, infatti, dicono molte e belle cose, ma senza rendersene conto"  

-Platone-

giovedì 24 gennaio 2013

Socrate

Socrate nasce ad Atene tra il 470 a.C e il 469 a.C e perì nella sua città natale nel 399 a.C. Il periodo in cui visse per Atene fu uno dei più signiricativi, infatti proprio intorno alla sua nascita i Greci vinsero un'importanta battaglia, via terra e via mare, contro la Persia ( battaglia dell'Eurimedonte); ma nel 4o4 a.C Atene perse la Guerra del Peloponneso (431- 404), combattuta contro Sparta, e un nuovo regime politico venne assegnato alla città vinta: trenta arconti spertani salirono al potere con il compito di compilare una nuova costituzione che rendesse la città schiava e sottomessa a Sparta. La vita di Socrate si svolge dunque nel periodo della maggiore potenza ateniese ma anche del suo declino.
Il periodo della sua formazione coincide con quello in cui Atene, governata da Pericle(495- 429), si trasforma in un forziere, il cui teroro non sono né gioielli né dobloni d'oro ma persone colte affamate di sapere e conoscenza. Infatti il politico promosse le arti e la letteratura; questa fu la principale ragione per la quale Atene detiene la reputazione di centro culturale dell'Antica Grecia.
Socrate si sposò all'età di 50 anni con Santippe che gli diede tre figli. Santippe ebbe fama di donna insopportabile e bisbetica. Socrate stesso attestò che avendo imparato a vivere con lei era divenuto ormai capace di adattarsi a qualsiasi altro essere umano, esattamente come un domatore che avesse imparato a domare cavalli selvaggi, si sarebbe trovato a suo agio con tutti.

 "Sposati: se trovi una buona moglie sarai felice, se ne trovi una cattiva, diventerai filosofo."
-Socrate-

da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/amore/frase-67893?f=a:832> Due esponenti di rilievo del regime democratico Anito e Licone accusarono Soocrate di: corrompere i giovani insegnando dottrine che mirano al disordine sociale e non credere negli Dei della città, di tentare di introdurne di nuovi, e quindi di contestare che le leggi siano di natura sacra. Viene condannato colpevole e gli viene afflitta la pena di morte che lui accetta senza esitazioni rifiutando persino l'esilio. Muore così passando la sua ultima giornata in compagnia dei suoi amici e discepoli dialogando sulla vita dopo la morte. Dopo di che bevve un infuso di cicuta e altre piante velenose.

"Perché vi disperate? Non sapevate che dal giorno in cui sono nato, la natura mi ha condannato a morire? Meglio farlo in tempo, col corpo sano, per evitare la decadenza."
.it/aforismi/filosofia/frase-83527?f=a:832>

lunedì 7 gennaio 2013

Socrate: sapere di non sapere

Un pensiero di Socrate era il "sapere di non sapere", infatti lui sapeva di non conoscere tutto e quindi di essere ignorante; ciò gli consentiva di avere la giusta dose di curiosità per apprendere nuovi concetti e in alcuni casi mettere in discussione le sue stesse idee e conoscenze. Le fonti storiche che ci sono pervenute descrivono Socrate come un personaggio animato da una grande sete di verità e di sapere, che però sembravano continuamente sfuggirgli. Egli diceva di essersi convinto così di non sapere, ma proprio per questo di essere più sapiente degli altri. Infatti non sapendo tutto si può avere la possibilità di conoscere molte più cose, chi invece è convito di essere a conoscenza del sapere universale non potrà mai apprenderre nuovi concetti, dato che sarà convinto di sapere già tutto, quindi le cose sconoscute saranno sicuramente sbagliate o inventate. Non esiste forse il detto non si smette mai di imparare? Da qui possiamo capire che le idee di Socrate sono giunte fino a noi. e non ci accorgiamo nemmeno di metterle in atto e di essere convinti della loro veridicità; molto probabilmente la maggior parte delle persone che utilizza questo detto non sa nemmeno che proviene dalla mente di un geniale filosofo del 470 a.C.

"Tutto il mio sapere è sapere che nulla so."
-Socrate- 
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venerdì 21 dicembre 2012

 

          Il Sole volle far innamorar la Luna
          e ne seguì la scia per l'infinito cielo.
  "Vieni, splendida dama e ammira il mio valore,
 non fuggir da me e non disattender la mia voce.
           Io sono il re del giorno" disse il Sole
          "Luce e calore i miei migliori doni sono."
           "La Luna, regina della notte, son io,
           che oscurità e silenzio offro all'amore."
           "Amami allora, desiderata Luna,
            dolce sciroppo del mio soffrir amaro."
            "Ebbene ti amerò, meraviglioso Sole!,
        Giusta consolazione del mio eterno vagar."

giovedì 20 dicembre 2012

La filosofia

"La filosofia non serve a nulla, dirai; ma sappi che proprio perchè priva del legame di servitù é il sapere più nobile."
-Aristotele-

 Il ternine filosofia deriva dal greco φιλοσοφία, composto di φιλεῖν (filèin), "amare", e σοφία (sofìa), "sapienza", ossia "amore per la sapienza". Questo nuovo pensiero è nato nelle colonie ioniche dell'Asia Minore tra il VII e il VI secolo a.C, dove sono nati e cresciuti i primi filosofi, detti "presocratici". Essa si basa: sul logos ovvero «la ragione», la quale è presente ed accessibile in tutti noi; sull'arché ossia «l'origine» cioè la forza che ha generato il mondo; e sulla physis ossia «la natura». Molti filosofi utilizzano la natura come origine e luogo in cui tutto ha inizio e fine, uno di questi è Talete, il quale utilizza l'acqua come principio. La filosofia è una scenza che si basa sul pensiero di uomini, i quali hanno tentato di rispondere alle domande che molti si pongono ancora oggi: "Che cos'è ciò da cui tutto ha origine?" o "Dove andremo a finire dopo la morte?"; e di cui non abbiamo ancora trovato risposta(almeno alla seconda ).


"...Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare."
-L'infinito di Giacomo Leopardi-